Le 228 persone a bordo dell’ormai famoso Airbus A330 di Air France per il volo Rio-Parigi, inabissatosi nell’Oceano Atlantico il 1 giugno del 2009, ci hanno impiegato dai tre e mezzo ai quattro minuti per morire mentre il velivolo procedeva in picchiata verso l’acqua. Sono le conclusioni cui è pervenuto l’Ufficio di Inchiesta e Analisi (Bureau d’enquetes et d’analyses) dell’aviazione francese, a seguito di una prima valutazione delle scatole nere, che nel maggio scorso sono state ripescate dal fondale a 3500 metri di profondità. Ciò in attesa del verdetto definitivo, atteso per questo mese di luglio.
L’autorevole opinione è stata espressa dagli esperti sulla base delle registrazioni delle conversazioni nella cabina di pilotaggio. Al momento sembrerebbe che la sciagura sia stata provocata da un mix di guasto tecnico ed errore umano. Ben poco, dunque. Le stesse famiglie delle vittime hanno emesso un comunicato che mette in evidenza il fatto che siano state precisate le circostanze senza alcuna analisi delle cause. Per l’esattezza, poco dopo l’arrivo in una zona di turbolenza più violenta del previsto, a seguito della riduzione della velocità e della disattivazione del pilota automatico, gli strumenti di bordo hanno cominciato ad emettere dati illeggibili ed incoerenti, soprattutto con riguardo alla rilevazione della velocità stessa. Le difficoltà sono state accentuate dal buio (erano poco dopo le due di notte).
Secondo una perizia giudiziale, inoltre, l’equipaggio non aveva ricevuto un addestramento adeguato per fronteggiare una simile evenienza.
Com’è noto, la Magistratura ha messo sotto processo per omicidio colposo Airbus ed Air France.
Fonti: Quattro minuti in picchiata verso la morte di Alberto Mattioli, corrispondente da Parigi (La Stampa del 28-05-2011); Tre minuti e mezzo in picchiata Così morirono sul volo Rio-Parigi di Francesca Pierantozzi (Il Messaggero del 28-05-2011).