I buchi neri devono essere considerati una sorta di super-contraccettivi cosmici, in grado cioè di impedire la nascita di nuove stelle? Con questa metafora, intrigante ma di sicuro effetto, alcuni astrofisici dell’Università di Bologna hanno voluto esprimere l’idea di un interessante modello teorico fisico-matematico, che sta per essere pubblicato sulla rivista Royal Astronomical Society.
Secondo lo studio in questione – elaborato dagli scienziati Massimo Gaspari, Claudio Melioli, Fabrizio Brighenti e Annibale D’Ercole – i buchi neri emettono ad altissima velocità due getti simmetrici di protoni ed elettroni, provvedendo al riscaldamento del gas circostante e quindi realizzando un meccanismo molto simile a quello di un termostato, che si accende e si spegne. Ad esempio, se il gas si raffredda tende a collassare in direzione del buco nero, ma i getti di cui sopra si potenziano, provvedendo a riscaldare l’ambiente.
Questo processo – secondo la ricerca – spiega il motivo per cui le osservazioni astronomiche più recenti hanno rilevato la formazione di una quantità di nuove stelle assai inferiore ai risultati previsti. Infatti, la ricerca ha evidenziato come il gas raffreddato (quello che forma le stelle) deve essere pari a circa il 5% o anche meno di quanto si riteneva.
Gli scienziati bolognesi ora avranno finalmente la possibilità di utilizzare un calcolatore della NASA, a Mountain View.
Fonte : La Stampa del 29-12-2010 (“Questi buchi neri ci fanno cambiare idea sull’Universo” di Franco Giubilei).