Sono caduti nell’Oceano Pacifico, attorno alle 18,45 (ora italiana) di domenica 15 gennaio scorso i frammenti della sonda russa Phobos Grunt, per l’esattezza al largo delle coste del Cile ed a 1.250 chilometri dall’isola di Wellington. La notizia è stata diramata dai mass-media russi, i quali hanno menzionato quanto è stato affermato da un responsabile del Ministero della Difesa di Mosca.
Pochi giorni prima l’argomento aveva riscosso l’attenzione dei giornali e dell’opinione pubblica in merito all’esito della missione, considerando che la sonda era rimasta “paralizzata” dopo il lancio, avvenuto l’8 novembre (si ricorda che la stessa avrebbe dovuto volare in direzione del satellite marziano Phobos, prelevare dei campioni di suolo e riportarli sulla Terra). Secondo il Presidente dell’Agenzia Spaziale Russa Vladimir Popovkin, la cosa avrebbe preso una piega inquietante ed inaspettata (La nostra sonda marziana è stata colpita da un’arma antisatellite, stando alle parole dello scienziato sul quotidiano Izvestia, le quali peraltro non hanno individuato un destinatario ben preciso).
Sembra tuttavia che con questa dichiarazione Popovkin abbia voluto più che altro “pararsi le spalle”, considerando che nell’ultimo anno sono falliti ben sei lanci russi, e che ne va di mezzo ovviamente la credibilità del programma spaziale di Mosca (il suo predecessore è stato licenziato).
Fonti: La sonda persa che imbarazza la Russia di Giovanni Caprara (Corriere della Sera del 12/01/2012); Sonda russa, i resti caduti nel Pacifico (Corriere della Sera del 16/01/2012).