La notte del 29 giugno scorso, nel piccolo comune di Robella, in provincia di Asti, sono stati realizzati alcuni cerchi nel grano che hanno attirato circa seimila turisti provenienti dal nostro paese, ma anche dalla Francia e dal Regno Unito. Quest’opera è stata realizzata dall’ingegnere Francesco Grassi, tarantino laureato all’Università di Pavia e direttore tecnico di un’azienda informatica di Milano, che è così uscito allo scoperto.
Il cerchio in questione è grande 130 metri, disteso su un’ampia collina e contenente dei richiami simbolici che, secondo alcuni, sarebbero da collegare ad una formula legata all’energia. Grassi si è dichiarato convinto dell’origine umana di tutti i cerchi nel grano, ed è addirittura sceso nei particolari descrivendo in dettaglio la tecnica adoperata per effettuare i pittogrammi. Egli ha voluto spiegare il suo operato argomentando il rigore scientifico del metodo utilizzato, consistente nella realizzazione del fenomeno anomalo al fine di farne scaturire l’aria di mistero e successivamente osservare le reazioni della gente.
Che dire? Prendiamo atto di una certa rilevanza didattico-sociologica dell’attività dell’ingegnere. Ma come rappresentanti del Centro Ufologico Nazionale non possiamo che contestare seccamente l’affermazione che tutti i cerchi sarebbero opera dell’uomo: affermazione che potremmo anche condividere nel momento in cui a supporto della medesima si producessero prove inconfutabili riferite al fenomeno nella sua globalità, completezza e continuità storica a livello mondiale, e tenuto conto di tutti gli studi autorevoli compiuti sull’argomento.
Fonte: “Sono io l’alieno che disegna i misteriosi cerchi nel grano” di Laura Secci (La Stampa del 5 agosto 2013).