La vita sulla Terra potrebbe essersi sviluppata grazie alla bassa velocità di movimento dei frammenti ospitanti microrganismi viventi, la quale avrebbe di molto facilitato la cattura delle suddette rocce grazie alla forza gravitazionale del nostro sistema planetario. Queste le intriganti conclusioni presentate in occasione del recente Congresso europeo di Scienza planetaria, tenutosi a Madrid.
Lo studio in questione, realizzato da un gruppo di astrofisici delle Università statunitensi di Princeton e dell’Arizona, oltre che del Centro spagnolo di Astrobiologia, si fonda su una solida argomentazione, secondo cui le rocce (ospitanti microrganismi), proiettate all’esterno da un sistema planetario alcune centinaia di milioni di anni fa , hanno viaggiato nello spazio a velocità assai differenziate. Circa l’uno per mille dei suddetti frammenti in particolare avrebbe viaggiato a velocità molto modesta, con una conseguente probabilità molto elevata di essere catturato da un Sistema vicino (il nostro, per l’appunto). Per l’esattezza, la scienziata del team Renu Malhotra, titolare della cattedra di Scienze planetarie e presidente del Programma di Astrofisica teorica all’Università dell’Arizona, ha rilevato come per una roccia a velocità bassa (100 m. al secondo più o meno) la probabilità di cattura è all’incirca un miliardo di volte superiore a quella di una roccia procedente ad alta o media velocità.
Fino ad ora, l’ipotesi della disseminazione diffusa nello spazio di rocce contenenti spore di vita, la cosiddetta litopanspermia, è stata contestata duramente, ma, come ha fatto notare la Prof.ssa Malhotra, le suddette critiche si fondavano sull’assunzione dell’ipotesi che i frammenti di roccia in questione si muovessero nello spazio a velocità piuttosto elevata.
Fonti: Lo studio sulle origini della vita “Arrivò sulla Terra dallo spazio” di Massimo Piattelli Palmarini (Corriere della Sera del 3/10/2012).