Un’altra eccezionale scoperta a firma italiana ha fatto progredire ulteriormente i confini dell’esobiologia. La scienziata Sandra Pizzarello, professore emerito dell’Arizona State University (USA), è riuscita a “spremere” l’azoto all’interno del meteorite Grave Nunataks 95229, scoperto in Antartide nel 1995. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Procediings of the National Academy of Sciences.
L’oggetto è una condrite carbonacea rimasta pressocchè incontaminata sotto le nevi del Sesto Continente: la polvere è stata sottoposta a pressioni e temperature elevate (ma non elevatissime), al fine di simulare le plausibili condizioni di vita del nostro Pianeta in tempi primordiali. Si è così potuta ottenere una notevole quantità di ammoniaca (NH3), un composto che causò la formazione di molecole organiche nel cosiddetto “brodo primordiale”. All’interno dell’ammoniaca sono stati individuati degli atomi di azoto, il quale, com’è noto, costituisce un elemento associato continuamente alla vita e sempre presente nelle cellule. Non vi può essere alcun dubbio che l’azoto in questione fosse contenuto nel meteorite (senza così che provenisse dall’ambiente terrestre, nel quale del resto mancano gli isotopi identici). La Prof.ssa Pizzarello, veneziana di 78 anni successivamente stabilitasi negli USA, in passato aveva studiato per conto della NASA il più famoso “meteorite di Murchison”, caduto in Australia nel 1969. E proprio nel meteorite di Murchison furono scoperte più di 5000 molecole prebiotiche, tra le quali vi erano amminoacidi terrestri (l’acido glutammico, l’alanina, la glicina), ma non furono apportate novità relativamente all’azoto. Gli scienziati avevano pertanto ipotizzato per un certo periodo che l’ammoniaca fosse molto diffusa nell’atmosfera primordiale terrestre (del resto, il famoso “esperimento Miller” degli Anni Cinquanta del secolo scorso aveva dimostrato la formazione di amminoacidi dalla sottoposizione a scarica elettrica di una soluzione chimica gassosa a base di ammoniaca, metano, idrogeno e vapore acqueo). La scoperta dell’azoto in Antartide invece “cambia le carte in tavola”, dimostrando come l’impatto meteorico tra 4,4 e 2,7 miliardi di anni fa avesse provocato le reazioni chimiche necessarie per dare origine alla vita. Riprende quota pertanto l’ipotesi della vita “portata dallo Spazio”.
Fonte: In un meteorite del Polo Sud è racchiusa l’origine della vita di Daniela Cipolloni (La Stampa del 9-03-2011).