E’ fresca di stampa la notizia secondo cui ricercatori di Hong Kong avrebbero elaborato l’idea secondo cui la luce laser possa agire come “raggio traente” attirando piccoli oggetti verso la fonte del raggio medesimo.
Sembra quasi di ascoltare il resoconto di un rapimento alieno, con le consuete (per gli studiosi del fenomeno) modalità di sollevamento del malcapitato all’interno dell’aeronave aliena mediante un fascio di luce “solida” (tale definita da molteplici testimoni); invece è proprio la serissima rubrica dedicata alla scienza e tecnologia della BBC a dare conto di tali sviluppi: certo – si precisa – non siamo ancora al raggio trattore della Enterprise, che nella popolare serie “Star Trek” poteva assumere il controllo di intere astronavi, poiché al momento sono state calcolate solo le condizioni per il funzionamento del raggio su brevi distanze e piccoli oggetti.
Già in passato erano stati registrati importanti sviluppi nella manipolazione di particelle mediante raggi laser. Attraverso i sistemi delle cosiddette “pinze ottiche” (in inglese: optical tweezers), realizzate con fasci laser sottilissimi, si era in grado di catturare un oggetto su scala microscopica e spostarlo altrove; tecnologia, questa, già dieci anni fa ulteriormente migliorata grazie alle ricerche del Dott. Kishan Dholakia della St. Andrews University, attraverso la creazione di un fascio laser elicoidale, in grado di imprimere una rotazione agli oggetti e quindi, potenzialmente, manipolare parti di cellule viventi o addirittura muovere centrifughe ed altri meccanismi rotanti di nano-macchine.
Su tali basi era stata allora addirittura ipotizzata la creazione di laboratori miniaturizzati all’interno di singoli microchip, in grado di effettuare tutta una serie di test chimici e biologici (anche qui, pare di riascoltare qualcosa di già noto, nel mondo delle abductions).
Il raggio trattore in questione funzionerebbe in maniera differente rispetto alle “pinze ottiche”, in quanto esso non consisterebbe propriamente di un raggio laser tradizionale, bensì di quello che è noto come raggio Bessel, la cui intensità segue una precisa sequenza di picchi e cadute. Dal momento che gli atomi e le molecole in parte assorbono ed in parte riflettono la radiazione luminosa, la frazione di questa che viene irradiata nella direzione del raggio, può interferire con il momento dell’oggetto dandogli una spinta retrograda verso la sorgente luminosa.
Per comprendere il funzionamento di questa tecnologia – sostiene il Prof. Ortwin Hess dell’Imperial College di Londra – occorre pensare ad una barca in navigazione: il suo movimento attraverso l’elemento liquido genera, lungo i fianchi dell’imbarcazione, dei gorghi nei quali vi sono aree dove si produce letteralmente una spinta all’indietro.
Sebbene la teoria non sia stata ancora pubblicata su riviste peer-to-peer e non abbia ancora ricevuto una dimostrazione in laboratorio, secondo il Prof. Hess non vi sono ragioni per respingerla a priori:
E’ un inizio molto promettente. Come sempre nella teoria, se qualcuno non presenta un argomento teorico per cui determinate cose sono impossibili per qualche ragione, allora esse possono accadere.
Ecco un esempio di come un vero scienziato pensa e agisce!
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Fonti: traduzione e adattamento dagli articoli “Tractor beam is possible with lasers, say scientists” e “Tractor beam technology advances”, rispettivamente pubblicati sul sito BBC News il 3.03.2001 e 3.03.2001 ai link http://news.bbc.co.uk/2/hi/science/nature/1310771.stm e http://news.bbc.co.uk/science-environment-12620560