Come avvocato sono sempre stato affascinato dalla questione se le regole del diritto siano una sovrastruttura necessaria ed indefettibile delle attività umane: mi ha sempre intrigato la domanda se tali regole, proiettandosi i segni della civilizzazione umana oltre la Terra, nello spazio esterno, potessero trovare anche là un ambiente favorevole alla loro applicazione. Per esempio, la categoria della responsabilità da fatto illecito, che viene ascritta a chi – con un comportamento doloso o colposo – arrechi ad altri un danno ingiusto (per intenderci, la responsabilità che viene in gioco nei sinistri stradali), potrebbe essere applicata anche alle collisioni tra satelliti artificiali? Ipotesi non certo remota, dal momento che il numero di oggetti costruiti dall’uomo in orbita intorno alla Terra è divenuto estremamente elevato e nel 2009 si è registrata addirittura una collisione tra un Iridium statunitense ed un Cosmos russo.
Ora un nuovo interessante problema si sta affacciando per la Luna. La presenza umana sul nostro satellite naturale è stata disciplinata in due trattati internazionali: il primo, siglato il 27/01/1967 e conosciuto come Outer Space Treaty, è stato sottoscritto da 100 paesi (tra cui gli USA) e contiene le norme basilari del diritto spaziale. Il secondo, firmato il 18/12/1979 e noto come Moon Treaty, avrebbe dovuto essere il naturale completamento del primo, mediante una più accurata disciplina delle attività degli Stati contraenti correlate alla Luna ed agli altri corpi celesti: sennonché, entrato in vigore nel 1984, esso è stato ratificato da non più di venti Stati e – cosa ancor più significativa – da nessuno di quelli attualmente in grado di pianificare e svolgere l’attività di esplorazione lunare (USA, Russia, Cina, India).
Ad ogni buon conto, il primo trattato vincola tutti i paesi firmatari – tra l’altro – a non avanzare rivendicazioni di sovranità sulla Luna e sugli altri corpi celesti. In altri termini, la Luna non appartiene a nessuno.
Ciò non di meno, giacciono sulla superficie lunare dei beni di proprietà del governo degli Stati Uniti, lasciati là dagli astronauti delle missioni Apollo: due paia di stivali, una bandiera americana, contenitori per il cibo ormai vuoti e più di un migliaio di altri oggetti che allo stato si trovano sparsi in una zona chiamata Base della Tranquillità. Ebbene, qualcuno ha pensato che tali oggetti, in special modo quelli legati al primo sbarco sul nostro satellite, siano reperti di indiscutibile valore storico e come tali vadano tutelati. L’idea è venuta a Beth O’ Leary, docente di antropologia all’Università Statale del Nuovo Messico, persuasa che questi oggetti siano patrimonio dell’umanità e preoccupata che l’annunciata, prossima ripresa dell’esplorazione lunare possa comprometterne l’integrità.
In effetti, Russia e India progettano l’allunaggio di sonde robotiche, mentre la Cina ha addirittura annunciato lo sbarco del primo Taikonauta entro il 2016. Inoltre il Lunar X Prize, la competizione organizzata da Google che premierà la prima organizzazione privata ad inviare una sonda robotizzata sulla Luna ed a farle percorrere 500 metri di suolo lunare, ha recentemente offerto un bonus da un milione di dollari al modulo che visiterà un sito “storico” del nostro satellite: una delle squadre partecipanti ha già dichiarato che punterà proprio alla Base della Tranquillità. Dunque la prospettiva di vedere un piccolo rover arrancare sull’impronta lasciata da Neil Armstrong è improvvisamente diventata assai concreta.
Così la Prof.ssa O’ Leary ha pensato bene di chiedere l’inserimento di questi oggetti nel Registro dei beni di interesse storico: dopo il rifiuto del Texas, la cui legge nazionale esige che i reperti si trovino sul territorio dello Stato, è stata la volta della California e del Nuovo Messico, i cui registri tutelano i beni storici indipendentemente dal luogo in cui sono. Così la Commissione per il patrimonio storico della California ha proceduto all’iscrizione dei reperti nel gennaio 2010 e l’omologo organismo del Nuovo Messico lo ha fatto tre mesi dopo.
Alla fine anche la NASA si è interessata alla cosa: Robert Kelso, manager del servizi commerciali lunari al Johnson Space Center di Houston, ha catalogato tutto ciò che è rimasto sulla Luna fornendo altresì raccomandazioni su come conciliare gli ormai probabili prossimi allunaggi con la preservazione di questi oggetti, in particolare quelli relativialla prima ed all’ultima delle missioni Apollo.
Per quanto concerne l’Apollo 11, Kelso ha auspicato che qualsiasi futuro visitatore si tenga ad almeno 75 metri dalla base del LEM: “In quel caso sarebbero protette le impronte di Neil e Buzz e tutto l’hardware di volo”. Quanto all’Apollo 17, l’area protetta sarebbe maggiore poiché il buggy lunare che vi venne impiegato coprì una porzione di territorio più ampia. Quanto agli altri siti, i visitatori potrebbero avvicinarsi ma senza toccare alcunché.
Mr. Kelso ha dichiarato che, ovviamente, queste raccomandazioni non hanno alcun valore vincolante, ma un primo effetto lo hanno già sortito: il team del Lunar X Prize che aveva dichiarato di voler visitare il sito di allunaggio dell’Apollo 11 si è infatti impegnato a rispettare la distanza richiesta.
A Milford Wayne Donaldson, il Conservatore dei beni di interesse storico della California, piacerebbe che la Base della Tranquillità fosse dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità: ma, secondo le norme attualmente vigenti, le nazioni possono proporre solo l’inserimento di luoghi che si trovino sui rispettivi territori.
Mi viene spontaneo un commento: se fosse ancora vivo il buon Bill Kaysing, convinto negazionista degli allunaggi, egli avrebbe certamente ipotizzato che si sia in presenza di una manovra ben congegnata, finalizzata ad impedire che qualcuno possa – avvicinandosi troppo – scoprire e rivelare al mondo che nei siti di allunaggio non c’è nulla. In effetti, nei prossimi anni la Luna diverrà certamente un obiettivo alla portata di missioni, gestite da privati o dagli Enti spaziali di altri paesi, al di fuori del controllo NASA e perciò potenzialmente in grado di svelare quanto di vero o di falso vi sia stato nell’epopea delle missioni Apollo. Perciò il divieto di avvicinamento, sia pur giustificato dal lodevole intento di protezione di tali siti, potrebbe servire ad evitare la dimostrazione di un eventuale Moon Hoax. Per citare un vecchio adagio andreottiano, a pensar male si fa peccato …
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Fonti: “Step Lightly On Moon, Visitors Told”, di Kenneth Chang, The New York Times, 30.01.2012; “Troppa <<spazzatura spaziale>>!”, di Mauro Panzera, www.cunpugliabasilicata.it/articoli/troppa-spazzatura-spaziale, 8.09.2011; “Adesso la Cina vuole la Luna: missione prevista per il 2016”, di Alessia Manoli, Il Giornale.it all’indirizzo http://www.ilgiornale.it/interni/adesso_cina_vuole_lunamissione_prevista_2016/astronauti-spazio-luna-stati_uniti-cina/30-12-2011/articolo-id=564749-page=0-comments=1; “Al via la competizione fra team privati per inviare sonde robot sulla Luna”, di Gaetano Anaclerio, https://www.cunpugliabasilicata.it/notizie/al-la-competizione-fra-team-privati-inviare-sonde-robot-sulla-luna/, 23.02.2011
Nell’antichite0 la luna era chiamata Kingu, ed era a capo di altri doidci planetoidi intorno all’allora terra (Tiamat) che non si trovava dove ora si trova la terra, ma molto pif9 vicino al sole, si pensa anche che la terra (Tiamat) sia stata colpita da un altro pianeta e squarciata creando cosec la fossa dell’oceano pacifico, tutti i detriti del pezzo mancante della terra sono andati a formare il braccialetto martellato, conosciuto oggi come la fascia degli asteroidi che si trova tra Marte e Giove.La luna come dicevo, faceva parte di una schiera di satelliti intorno a Tiamat, solo la grande luna (Kingu) avendo perso la sua originale orbita rimase prigioniera del moto terrestre, e gli atri planetoidi si sono dispersi insieme a quello che era rimasta della terra in origine, andando anche loro a far parte della fascia degli asteroidi.La luna non solo controlla le maree, ma contribuisce anche alla vita e lo sviluppo sulla terra per il ciclo femminile dei mammiferi e le loro nascite, per l’inseminazione dei campi, ed altri ecosistemi che dipendono da questo satellite apparentemente privo di vita.Sempre la luna, e8 un satellite fuori dal normale, se si pensa ai satelliti che girano intorno a Marte e a saturno, molto pif9 piccoli di dimensioni, e cosec tanti altri satelliti (planetoidi) che sono imbrigliati nell’orbita degli altri pianeti del nostro sistema solare.La dimensione della luna fa pensare pif9 ad un pianeta catturato nell’orbita terrestre, piuttosto che ad un satellite (sasso o asteroide) come sono tutti gli altri satelliti degli altri pianeti.Credo che se mancasse la luna non ci sarebbe il moto ondoso che regola come un orologio circadiano la vita sul pianeta terra, ma anche questa ipotesi e8 tutta da verificare.wlady