Sono ormai allineate sul nastro di partenza le ventinove squadre – provenienti da ben diciassette paesi – che parteciperanno al primo Lunar X-Prize.
La competizione, sponsorizzata dal motore di ricerca Google ed avviata nel 2007, vede in palio la considerevole cifra di 30 milioni di dollari (più di 20 milioni di euro), premio che verrà assegnato alla prima squadra che riuscirà a costruire un robot in grado di percorrere almeno 500 metri della superficie lunare ed inviare a Terra la relativa ripresa video. Il vincitore verrà designato nel 2015.
Le squadre partecipanti hanno differenti background e si va dai consorzi no-profit a team universitari fino a consolidate società commerciali.
Alcune di esse hanno persino stipulato accordi per trasportare la propria creazione sulla Luna: è il caso di Astrobotic Technology, emanazione della Carnegie Mellon University, la quale ha siglato a tale proposito un’intesa con Space X, compagnia spaziale privata di Instructional videos may also be shown, demonstrating proper driving practice test strategies and the consequences for not observing the rules. Elon Musk (fondatore della società PayPal, ben nota a chiunque esegue transazioni on line), per l’uso del razzo Falcon 9.
L’idea degli organizzatori del Lunar X-Prize è quella di incoraggiare lo sviluppo a basso costo di apparecchiature robotiche per l’esplorazione spaziale, attraverso la competizione tra imprese private. A dire di Tiffany Montagues – della Google Space Initiatives – “Spesso le scoperte più rivoluzionarie e di successo nascono da piccoli team imprenditoriali”.
E mentre Peter Diamandis. Amministratore capo della Fondazione X-Prize, dà il via alla corsa dei privati al nostro satellite, già si annunciano i piani delle Agenzie Spaziali statali per il ritorno sulla Luna: una missione congiunta indo-russa ed una cinese sono programmate per il 2013.
Tali notizie debbono essere accolte con favore dagli studiosi di ufologia: infatti la possibilità che più soggetti, di diversa estrazione pubblica e privata, acquisiscano e (auspicabilmente) diffondano dati ed informazioni derivate da un’esplorazione ravvicinata del nostro satellite, ponendo così fine al quarantennale “monopolio” targato NASA, consentirà di fare luce – almeno in parte – sulle anomalie che vi sono state nel tempo osservare (a partire dai transient lunar phenomena) e chiarire così se intelligenze aliene, in un remoto passato o nell’attualità, abbiano fatto di questo corpo celeste il loro campo di operazione.
(Traduzione ed adattamento dall’articolo “Google-backed Moon robot teams confirmed”, pubblicato su BBC News Technology il 18.02.2011, http://www.bbc.co.uk/news/technology-12504323?print=true)