Il 6 settembre scorso gli Stati Uniti hanno lanciato la sonda “Ladee”, acronimo che sta per “Lunar Atmosphere and Dust Environment Explorer”, una missione robotica – gestita dall’Ames Research Center in California – con lo scopo di porsi in orbita lunare per raccogliere dettagliate informazioni sull’atmosfera lunare e sulle influenze ambientali sulla polvere lunare.

Questa sonda, delle dimensioni di una piccola vettura, impiegherà trenta giorni per posizionarsi in orbita intorno alla Luna, impiegherà i successivi trenta giorni per testare le proprie apparecchiature e quindi procederà allo svolgimento della missione scientifica vera e propria negli ulteriori cento giorni, cercando molecole d’acqua nell’atmosfera lunare e raccogliendo dati circa la polvere lunare. Quindi precipiterà schiantandosi sulla superficie del satellite, lasciando i propri detriti ad imperitura memoria dell’attività umana di esplorazione della Luna.

Lo scorso 27  settembre la sonda ha superato il suo apogeo, cioè il punto della traiettoria di lancio a maggiore distanza dalla Terra, da cui riprenderà un successivo avvicinamento al Pianeta che culminerà con un fly-by previsto per il prossimo 1 ottobre, necessario ad acquisire – con il caratteristico effetto fionda gravitazionale – la spinta per raggiungere il nostro satellite. Finora la traiettoria seguita ha rispettato le previsioni non rendendo necessaria alcuna correzione di rotta: l’imminente fly-by servirà al Centro di controllo della NASA per provare l’antenna a medio guadagno di Ladee, che verrà poi utilizzata per la trasmissione dei dati di missione alla Terra.

I risultati della ricerca potranno essere di aiuto nella ripresa dell’esplorazione umana della Luna. E proprio qui sta il punto: la NASA non ha più in programma uno sbarco umano sul nostro satellite, in quanto l’amministrazione Obama ha cancellato il relativo programma, chiamato Constellation, nel 2010.

Se tu fai partire una missione con l’obiettivo di comprendere l’atmosfera e come la polvere lunare possa incidere sulle future missioni umane e non hai in realtà in programma alcun allunaggio, allora parte della ragion d’essere di questa missione scompare” – ha riferito David Kring, componente senior dello staff scientifico del Lunar and Planetary Institute di Houston, Texas.

Non va dimenticato che altre nazioni coltivano un rinnovato interesse per la Luna. La Cina ha in programma di farvi allunare il suo primo rover per la fine di quest’anno, mentre India, Giappone, Russia ed ESA stanno lavorando su missioni robotizzate. Ed il motore di ricerca Google sta persino sponsorizzando una gara chiamata Lunar X Prize, che mette in palio 30 milioni di dollari per la prima società privata o ente di ricerca che riuscirà entro il 2015 a costruire un robot in grado di percorrere almeno 500 metri sulla superficie lunare ed a ritrasmettere a Terra la relativa ripresa video.

Alcuni membri del Congresso hanno recentemente espresso la propria convinzione che la NASA farebbe bene a ritornare sulla Luna, piuttosto che coltivare i suoi attuali obiettivi di ricerca, quali lo sbarco di astronauti su un satellite catturato e condotto in orbita lunare.

Secondo un portavoce dell’Ente spaziale americano il costo della sonda Ladee è di 125 milioni di dollari e l’intera missione ha un budget di 250 milioni, che dovrebbe avere tuttavia ricadute positive per la progettazione e costruzione di nuove sonde che utilizzino il medesimo design.

Richard Elphic, del team scientifico di missione, afferma che gli scienziati stanno tentando di scoprire come il ghiaccio d’acqua sia arrivato ai poli lunari; essi ritengono che le molecole d’acqua presenti nell’atmosfera lunare possano essere migrate sino ai poli e una volta lì si siano congelate. Prove dell’esistenza di acqua al di sotto della superficie lunare sono state scoperte di recente grazie a strumentazione NASA a bordo di una sonda indiana. I dati che saranno raccolti da Ladee permetteranno di completare le speculazioni sul ciclo lunare dell’acqua.

La sonda esaminerà altresì gli spostamenti della polvere lunare, le cui particelle sono estremamente piccole con contorni ruvidi ed appuntiti, dovuti all’assenza di fenomeni erosivi, e possono rappresentare un pericolo per equipaggiamenti e tute spaziali, a causa del loro potere abrasivo. Secondo il Dott. Elphic la comprensione del modo in cui la polvere si sposta attraverso l’atmosfera aiuterà gli scienziati a preparare nella maniera migliore missioni lunari di più lunga durata.

Tutto questo parrebbe essere ordinaria amministrazione, nell’avanzamento del processo di conoscenza del nostro satellite, se non fosse per un particolare: ci è stato insegnato a scuola, e siamo stati abituati a pensare, che la Luna non abbia alcuna atmosfera. Ora pare che gli scienziati della NASA siano persuasi del contrario, e che la Luna abbia un’atmosfera, ancorché incredibilmente tenue. Gli astronauti delle missioni Apollo osservarono talvolta la diffusione dei raggi solari sopra la linea dell’orizzonte lunare quando il Sole era ben al di sotto della suddetta linea (in modo non dissimile da quanto accade con i tramonti terrestri), con una diffusione dei fotoni che solo l’effetto rifrattivo di una qualche atmosfera avrebbe potuto determinare.

Si è a lungo speculato sull’origine del fenomeno, da ipotetiche emissioni gassose dal sottosuolo lunare fino a quella che sembra la tesi più suffragata e che la sonda Ladee dovrebbe permettere di verificare, vale a dire la levitazione della polvere lunare determinata dalle cariche elettrostatiche indotte dalla radiazione solare e dall’impatto delle radiazioni cosmiche. In altre parole, le particelle di polvere si respingerebbero a vicenda, innalzandosi periodicamente dalla superficie e formando una sorta di “nebbia” o di “nuvole” visibili in controluce, per poi ridepositarsi al suolo.

Di tale singolarità lunare si è a suo tempo occupato anche Richard Hoagland, già consulente scientifico della NASA e della CBS durante il programma Apollo, ex curatore dell’Hayden Planetarium ed attualmente ricercatore indipendente; egli, analizzando una foto scattata il 24 novembre 1967 dalla sonda automatica Surveyor 6, fatta atterrare nel centro del Sinus Medii, riscontrò una peculiare diffusione della luce solare attraverso una grande quantità di punti luminosi che si spandevano lungo l’orizzonte lunare con l’astro solare ben al di sotto di esso. Hoagland, come è noto, ha elaborato una sua teoria al riguardo, meglio nota come “Lunar Dome Hypothesis”. Secondo il ricercatore statunitense, un’antichissima e misconosciuta civiltà (di ignora origine) colonizzò la Luna in tempi lontani, edificando all’interno dei crateri cupole fatte da materiale trasparente, simile a vetro, e rendendo così abitabile vasta parte della superficie del nostro satellite. Tali cupole, benché fortemente danneggiate da eoni di bombardamento asteroidale, permangono ancora oggi, e proprio ai frammenti di similvetro sarebbe da attribuire la riflessione della luce solare.

Se risponda al vero la teoria esotica di Hoagland o se invece abbia ragione la NASA, di sicuro la missione Ladee porterà un fondamentale contributo di comprensione.

Fonti: traduzione e adattamento dall’articolo “New Moon Probe Spurs Debate Over Space Exploration”, di Caroline Chen, pubblicato su The New York Times International Weekly del 16.09.2013; sito della Nasa (www.nasa.gov) all’indirizzo www.nasa.gov/mission_pages/ladee/main/index.html; “Al via la competizione fra team privati per inviare sonde robot sulla Luna” di Gaetano Anaclerio, pubblicato il 20.02.2011 su questo stesso sito; sito del Ceifan (www.ceifan.org) all’indirizzo www.ceifan.org/luna2.htm; “Dark Mission – The secret history of Nasa” di R. Hoagland e M. Bara, Feral House Book, 2007, 131.

Di Gaetano Anaclerio

Avvocato civilista, nato il 4 giugno 1964, esercita la professione a Bari dal 1992. Da sempre appassionato di ufologia ed enigmi archeologici, è socio del Centro Ufologico Nazionale dal 2001 ed attualmente, nella stessa organizzazione, ricopre il ruolo di responsabile della Sezione Provinciale di Bari e di componente della Commissione per gli Aspetti Giuridici. Insieme al Dott. Mauro Panzera è autore della monografia "Il trattamento dei dati personali in ufologia" edita nel 2004.

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