L’Italia sta realizzando una rete di laboratori sull’origine della vita e gli studi sulla possibilità che altri Pianeti simili alla Terra siano abitati. E’ un impegno che il chimico Prof. Raffaele Saladino, docente all’Università della Tuscia e presidente della Società italiana di astrobiologia (Sia), sta realizzando assieme all’Agenzia spaziale italiana (Asi).
In particolare, lo scienziato ha rammentato come il compito della struttura sia quello di analizzare il materiale recuperato ed i campioni extraterrestri ricondotti sul nostro pianeta. Oltre all’Università della Tuscia, che per il prossimo novembre organizzerà un confronto con gli esperti astrobiologi e radiobiologi del John Institute of Nuclear Research (Jinr) di Dubna (Mosca), sono molto attive anche altre realtà accademiche e scientifiche presso La Sapienza, il CNR di Roma e Napoli, le Università di Firenze, Trento, Catania, Napoli (alla Federico II), oltre che all’Inaf.
Va aggiunto che la UAI, l’Unione Astrofili Italiani; ha recentemente espresso viva preoccupazione sul processo di “intasamento” dell’orbita bassa, quella al di sotto dei 2000 chilometri, in virtù del corposo traffico di minisatelliti che vi transitano: pensiamo, oltre alle flotte di Elon Musk, anche a quelle di altre società private (Iridium, Globalstar, Athena/Facebook, One Web , il Project Kuiper di Amazon). Ma è soprattutto il Progetto Starlink di Elon Musk, con i suoi circa 1200 minisatelliti da porre in orbita entro il 2027, a destare maggiori allarmi. Un confronto è sollecitato anche dalla Iau, una grande organizzazione mondiale di astronomi.
Fonte: Cosi cerchiamo forme di vita sugli altri pianeti di Enzo Vitale in Il Messaggero del 17/02/2020). Gli astronomi contro le flotte dei minisatelliti di E.V. in Il Messaggero del 17/02/2020.