di Mauro Panzera e Marco Lezzi.
Sembra ormai essere stata dimostrata la presenza di perclorati, e quindi di materiale organico sul suolo marziano, relativamente ai risultati delle sonde Viking, lanciate sul Pianeta Rosso negli Anni Settanta. Sono le conclusioni di uno studio pubblicato nel dicembre 2010 sul Journal of the Geophysical Research da parte di numerosi esobiologi, coordinati da Christopher Mc Kay dell’Ames Center della NASA e Rafael Navarro-Gonzalez dell’Università di Città del Messico. Ma vediamo di procedere per ordine. Innanzi tutto va specificato che il perclorato è un sale ossidante capace di fare piazza pulita dei composti organici, se questi ultimi vengono preriscaldati ad alta temperatura, mediante una trasformazione in CO2, H2O, cloro metano e diclorometano (si dà infatti il caso che la sonda Phoenix nel 2008 avesse rilevato tra le sabbie settentrionali di Marte una quantità di perclorato di magnesio tra lo 0,5% e l’1%). Le sonde Viking analizzarono i campioni di suolo marziano scalandoli a 500° C e utilizzando un gastromatografo ed uno spettrometro di massa, GC-MS; tali strumenti individuarono CO2 , H2O assieme a clorometano e diclorometano (ritenuti inquinanti di origine terrestre). In definitiva, sarebbe stata proprio la presenza del perclorati di magnesio nei siti marziani – Cryse e Utopia – dove scesero le summenzionate sonde a giustificare la mancata individuazione di molecole organiche. Ora veniamo invece alla ricerca dell’anno scorso, la quale ha ipotizzato che sarebbe proprio la presenza di perclorati ad aver falsato le analisi svolte non solo dalle sonde Viking ma anche da quella Pathfinder nel 1997 e, ultimamente, da Spirit ed Opportunity. Nello studio infatti si sono replicate le condizioni marziane, effettuando le medesime procedure sperimentali svolte dalla sonda Viking sul suono terrestre più simile a quello del Pianeta Rosso: il suolo del deserto di Atacama in Cile. Ai campioni contenenti già materia organica, è stato aggiunto perclorato di magnesio all’1% al fine di rispecchiare le condizioni del terreno marziano. Successivamente il campione così composto è stato scaldato a 500° C e analizzato utilizzando uno strumento simile al GC-MS dei Viking. I risultati ottenuti evidenziano la presenza di CO2, H2O assieme a clorometano e diclorometano. Questi due cloro-composti non erano presenti se si ripeteva l’analisi su un campione a cui non veniva aggiunto il perclorato e, nota più importante, se il terreno veniva sterilizzato. Dallo studio si è dedotto che clorometano e diclorometano sono sottoprodotti derivanti dall’ossidazione ad alta temperatura di sostanze organiche (queste ultime non necessariamente tuttavia di forma batterica, potendosi anche trattare di materiale carbonioso di derivazione meteorica).
Fonti: R. Navarro-González, E. Vargas, J. de la Rosa, A. C. Raga and C. P. McKay, Reanalysis of the Viking results suggests perchlorate and organics at midlatitudes on Mars , J. Geophys. Res., 115 , E12010, doi:10.1029/2010JE003599.
“Colpa di un sale se i Viking non scoprirono i marziani” di Cesare Guaita, GAT – Planetario di Milano (La Stampa del 2-02-2011).