Abbiamo promesso che avremmo cercato di tenere i lettori aggiornati, dalla pagina web di questo sito, sulle interessanti vicende dell’anomala formazione scoperta sui fondali del Baltico dal team di ricerca subacquea della società svedese Ocean Explorer.

Da un’intervista rilasciata nello scorso mese di giugno dal suo fondatore Peter Lindbergh al sito Earthfiles[1] della giornalista Linda Moulton Howe si apprende, tra l’altro, che l’uso di un sofisticato sonar Multibeam Echosounder a bordo del ROV (remotely operated under water vehicle) impiegato per l’esplorazione preliminare ha rivelato all’interno della formazione linee diritte, pareti verticali ed angoli retti: la struttura sembrerebbe dunque ospitare al suo interno corridoi ed ambienti rettangolari, la qual cosa – aggiungiamo noi – farebbe propendere per la sua artificialita’ ovvero per un intervento di natura artificiale su un sostrato naturale.

L'immagine della scansione sonar (courtesy of express.news.it)

Per di più l’esame visivo della superficie, pur con la scarsa trasparenza delle acque, ha rivelato l’esistenza di pietre dal colore nero (le pietre “bruciate” menzionate dal sommozzatore Stefan Hogeborn in una precedente intervista?) che, a differenza delle altre, non sono ricoperte di fanghiglia, senza che vi sia un’apparente ragione per questo.

Presso il margine della formazione, infine, vi è una sorta di rigonfiamento cupoliforme dall’aspetto di una grande meringa, la cui natura è al momento del tutto ignota.

La "meringa"
La "meringa"

Quanto al tasso di radioattività superiore di venti volte rispetto alla norma, esso è stato spiegato con la condizione “naturale” del Golfo di Botnia, in quanto ricadente in un’area geografica che più delle altre in Europa ricevette una dose massiccia di radiazioni dopo il disastro di Chernobyl del 1986 (questa affermazione – peraltro – contiene per la prima volta un più preciso indizio circa la posizione dell’anomalia, dal momento che si fa riferimento al Mare di Botnia, vale a dire quella porzione di Baltico che divide la Svezia dalla Finlandia a nord dell’isola di Aland[2]).

Ad ogni buon conto, mentre alcuni campioni di roccia sono stati riportati in superficie per essere sottoposti ad analisi, il 9 luglio scorso il team della Ocean Explorer ha ripreso il mare per un nuovo ciclo di immersioni esplorative, facendo poi ritorno il 24 successivo. In esito alle nuove indagini Peter Lindbergh ha fornito alcuni chiarimenti in ordine alla sagoma dell’anomalia, già dal medesimo in precedenza paragonata ad un “tappo di champagne” per il fatto di poggiare su un pilastro di fondazione dal diametro inferiore rispetto alla restante parte della struttura. Lindbergh precisa ora che esisterebbe una sorta di divario in forma di cuneo tra il suddetto pilastro ed il cerchio superiore, ancorché non sia stato possibile chiarire se le due parti siano fra loro separate e semplicemente giustapposte l’una all’altra o se invece costituiscano un corpo unico. A corredo di tali osservazioni è stato prodotto un disegno per mano dello stesso Lindbergh che offriamo alla visione dei lettori[3].

Il disegno di Lindbergh (courtesy of www.oceanexplorer.se)

Indubbiamente le ricerche effettuate non hanno ancora consentito di fornire risposte soddisfacenti ai molteplici quesiti posti dalla struttura, anzi sembra che il proseguire delle esplorazioni – come per ogni “mistero” degno di tal nome – ne abbia accresciuto il numero. Peraltro non è dato sapere se vi saranno, nell’anno in corso, ulteriori immersioni: l’estate scandinava è piuttosto breve e presto, forse già in settembre, il peggioramento delle condizioni meteorologiche potrebbe determinare la sospensione di ogni attività. E allora non ci sarebbe che da attendere l’arrivo di una nuova stagione, sempre nella speranza che gli esiti degli esami di laboratorio sui campioni di roccia riportati in superficie siano sufficientemente interessanti da procurare nuovi fondi alla Ocean Explorer (poiché, come si sa, la società svedese ha finora operato in una logica squisitamente imprenditoriale, l’assenza di prospettive di adeguati ritorni unitamente ai costi elevati di simili spedizioni, pone rischi serissimi che il progetto di ricerca termini anzitempo).

Nel frattempo, esclusa per necessità di cose quella del relitto navale, seguitano a confrontarsi le ipotesi più disparate circa la natura dell’enigmatica struttura, da quella che possa essere ciò che rimane di un’arma segreta nazista o sovietica (una stazione sottomarina deputata a creare con una tecnologia sconosciuta interferenze elettromagnetiche di disturbo per i sommergibili)[4] a quella che si tratti, puramente e semplicemente, di una bizzarra formazione rocciosa, sulla quale Lindbergh ed i suoi (che non sono geologi e possono perciò averla scambiata per qualcos’altro) hanno montato ad arte un caso per ragioni di bieca speculazione commerciale[5].


[1] Visionabile al seguente indirizzo URL: http://www.earthfiles.com/news.php?ID=1989&category=Environmenthttp://

[2] Questo porta di necessità a rivedere la nostra iniziale affermazione per la quale la struttura non poteva rivestire interesse archeologico, non essendoci evidenze del fatto che  l’area sommersa fosse stata un giorno in superficie.  In verità il Golfo di Botnia, con una profondità media che si aggira intorno ai 100 metri, può avere avuto ampie porzioni alla luce del sole prima dell’ultima glaciazione. Ma è evidente che, se degli uomini avessero realizzato o modellato quel manufatto oltre ventimila anni fa, molte delle nostre attuali concezioni sulla preistoria andrebbero riscritte.

[3] Tratto dalla sezione News del sito della società all’indirizzo URL: http://www.oceanexplorer.se/

[4] Sarebbe questa l’opinione di un ex ufficiale della Marina svedese, tale Anders Autellus, come riportato ne L’”anomalia nel Baltico”: non Ufo, ma arma nazista, articolo del 16.07.2012, sul sito del periodico Panorama all’indirizzo URL: http://scienza.panorama.it/extremamente/l-anomalia-del-baltico-non-ufo-ma-arma-nazista;

[5] Ufo nel Mar Baltico: spuntano i primi dubbi di A.F., sul sito NewNotizie – Mistero all’indirizzo URL: http://www.newnotizie.it/2012/06/ufo-mar-baltico-spuntano-primi-dubbi/; v. pure http://www.ufoonline.it/2012/07/02/ufo-nel-mar-baltico-la-certezza-della-truffa-sembra-vicina/ in cui viene riportata l’opinione di Jonathan Hill ricercatore spaziale presso la Arizona State University, secondo il quale non è giustificabile il tempo finora trascorso per ottenere informazioni più precise sulla composizione della struttura, dal momento che sarebbe bastato “usare un martello per prelevare un piccolo pezzo dell’oggetto e darlo in mano ad un geologo”.

Di Gaetano Anaclerio

Avvocato civilista, nato il 4 giugno 1964, esercita la professione a Bari dal 1992. Da sempre appassionato di ufologia ed enigmi archeologici, è socio del Centro Ufologico Nazionale dal 2001 ed attualmente, nella stessa organizzazione, ricopre il ruolo di responsabile della Sezione Provinciale di Bari e di componente della Commissione per gli Aspetti Giuridici. Insieme al Dott. Mauro Panzera è autore della monografia "Il trattamento dei dati personali in ufologia" edita nel 2004.

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